Di seguito l'intervista del difensore della nazionale al Corriere della sera.
MILANO — Le due verità alla fine coincidono, o quasi. E vengono annunciate praticamente in contemporanea. Mentre sullo schermo Canal Plus sta per lanciare le immagini dell'intervista a Zinedine Zidane, Marco Materazzi pacatamente racconta quello che è successo in quei pochi secondi che hanno chiuso la carriera di Zizou con un cartellino rosso.
Vogliamo finalmente svelare qual è la frase che ha scatenato la curiosità di mezzo mondo?
«Addirittura mezzo mondo?».
Forse siamo persino riduttivi. Non c'è giornale che non abbia cercato di capire che cosa lei abbia detto a Zidane. In Brasile hanno scomodato bambini sordomuti esperti di lettura del labiale per capire che cosa abbia scatenato la reazione di Zizou...
«Allora al mondo voglio urlare un paio di cose».
Prego.
«In quella frase non ho fatto alcun tipo di riferimento alla religione, alla politica o al razzismo».
Per esclusione, secondo quanto è uscito sui giornali, rimangono quindi mamma e sorella.
«Allora escludo anche gli insulti alla mamma. Chi mi conosce sa che ancora oggi non riesco a parlare di mia madre senza che mi venga da piangere. L'ho persa a 15 anni e ancora oggi questa è una ferita aperta. Non insulterei mai nessuno tirando in ballo la mamma».
Resta la sorella...
«Se andiamo per esclusione...».
Quindi la versione di Marco Materazzi è: in campo ho insultato la sorella di Zidane, giusto?
«Ripeto: andando per esclusione...».
Lei sapeva che la madre di Zidane era ricoverata in ospedale ed è stata dimessa ieri?
«Non lo sapevo. Le faccio i miei auguri. Ripeto: so che cosa significa perdere la mamma, è un mio punto debole».
Mamma Zidane avrebbe anche dichiarato a un giornale inglese che vorrebbe i suoi testicoli su un piatto.
«E io la capisco. Perché se lei legge cose false sui giornali, è normale che abbia una reazione».
Lei sa che potrebbero dirle che in fondo si tratta della sua parola contro quella del numero 10 francese.
«Zidane sa bene che non ho detto certe cose. Io lo apprezzo, anzi lo venero, per le cose che ha saputo fare in campo. Anzi, quando ci siamo affrontati in campionato in Italia, ho anche scambiato la maglietta con lui».
Pare che volesse regalargliela anche l'altra sera a Berlino, prima di tirarle una testata...
«Mi sa che c'era dell'ironia, nella sua offerta...».
Zidane l'accusa di essere un provocatore.
«La provocazione è stata trattenerlo per la maglia e cercare di non farlo saltare, perché temevo un colpo di testa come quello che aveva costretto poco prima Buffon a una grande parata».
Il colpo di testa poi è arrivato comunque...
«Non era esattamente la stessa cosa».
Scusi, ma allora l'ha solo trattenuto?
«No. Ovviamente no. Però se guardate le immagini televisive vedete che non sono stato io il primo a parlare, ma lui».
C'è chi sostiene che lei avrebbe potuto evitare la testata di Zidane. Le sarebbe bastato spostarsi.
«E io rispondo: quante persone al mondo si sarebbero aspettate una testata da Zidane? Pensavo che volesse rispondermi faccia contro faccia, non che volesse tirarmi quel colpo. Altrimenti avrei potuto mettere la testa anch'io e così poi saremmo stati espulsi tutti e due: ho già sbagliato tante di quelle volte, meno male che stavolta non l'ho fatto. E poi, se vogliamo parlare di provocazioni, allora bisogna dire tutto».
Dica.
«Quando agli Europei Totti venne squalificato per quello sputo a Poulsen, tutti se la presero con Francesco e nessuno si chiese che cosa Poulsen avesse fatto per provocare quella reazione. Con me e Zidane è successo il contrario. E quando invece io ho colpito Cirillo, sono passato dalla parte del torto e ho pagato con due mesi di squalifica. E non mi sono lamentato».
Non si sente un capro espiatorio? La Francia ha perso, Zidane è stato espulso e alla fine il colpevole è lei.
«Credo che i francesi debbano accettare la sconfitta come hanno fatto i giocatori dell'Italia nel 2000. Quella finale europea persa al golden gol ci rodeva ancora, prima della partita di domenica provavamo un misto di voglia di rivincita e di paura. Ho solo sperato che questa volta la ruota girasse nella nostra direzione».
Ma c'erano già stati altri screzi durante la partita?
«Nessuno».
E dopo?
«Nemmeno. Prima della partita avevo chiesto a Henry di scambiare la maglia con lui. Alla fine l'abbiamo fatto senza problemi».
Blatter vuol togliere il Pallone d'oro del Mondiale a Zidane.
«Non sono d'accordo. L'ha giustamente vinto per quello che ha fatto in campo, non può essere giudicato per un episodio. E lo dice uno che per colpa di qualche episodio si è fatto la fama di cattivo».
Tutta questa vicenda non le ha rovinato il sapore della vittoria mondiale?
«Un po' sì, non riesco ancora a godermi questo titolo. E alcune cose mi hanno ferito: per esempio le parole di un presidente emerito della Repubblica che senza nemmeno sapere che cosa è successo si è sentito in dovere di chiedere scusa per il comportamento di un eroe da quattro miliardi al mese».
Si consoli. Ci dica della Coppa del mondo.
«Ah, bellissima! Me la sono fatta tatuare sulla coscia sinistra...».
Che sensazione dà tenerla tra le mani?
«Anche solo nel guardarla. Stava lì, a bordo campo, prima di entrare mi era venuta voglia di sfiorarla, poi mi sono detto: no, se sei un uomo la tocchi solo alla fine. Però mentre giochi l'occhio ti scappa, e ti fa un certo effetto».
Marco Materazzi, capocannoniere degli azzurri, campione del mondo. Le basterà per essere accolto un po' meglio sui campi d'Italia la prossima stagione?
«Non lo so. Forse adesso i tifosi capiranno che non sono un santo, ma nemmeno così cattivo come mi hanno dipinto».
Zidane, dalla televisione, sta finendo di parlare di offese alle donne della sua famiglia. Materazzi non commenta. Non ne ha più bisogno. Le due versioni corrispondono. O quasi.
1 commento:
La verità è che stavolta abbiamo vinto senza dover ricorrere a nient'altro che la nostra forza d'animo. E questo ai francesi fa rodere il culo...
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