mercoledì, gennaio 18, 2006
Digitale terrestre, la buffonata degli incentivi.
Le infinite polemiche, che sin dal marzo 2004 hanno accompagnato la politica degli incentivi per l'acquisto dei decoder per il digitale terrestre, pare abbiano trovato adesso il loro fondamento grazie, ancora una volta, a "MediaWorld".
Il media-store del gruppo Metro era già stato l'intelligente ideatore di una clamorosa campagna nell'inverno 2004 quando, approfittando del "generoso" contributo di 150 euro a decoder, si regalò, con i soldi dei contribuenti, un tam tam promozionale senza precedenti arrivando a regalare il decoder. Questa volta si è limitato a mettere involontariamente a nudo l'amara realtà che tutti quelli che si erano affacciati al mercato estero ben sapevano: ha messo in vendita i decoder a 79 euro senza incentivi. L'offerta appare a caratteri cubitali nell'ultimo volantino consegnato nelle caselle di posta (tradizionale) degli italiani e, a conferma che non si tratti di una promozione, spicca l'assenza, altrimenti sempre segnalata, della scritta "sottocosto".
«Un'ulteriore conferma di come i sussidi abbiano distorto il mercato senza generare alcun vantaggio reale per i consumatori», ci ha scarnamente sottolineato Tullio Camiglieri di Sky. E che vi sia stata una distorsione è innegabile, perché pur immaginando che il margine per il rivenditore finale sia bassissimo, rimane un mistero capire quale miracolo siano riusciti a realizzare i produttori per ridurre il costo del prodotto del 40% in pochi mesi, specialmente dopo che una altrettanto forte riduzione del costo si era già avuta in occasione del passaggio del contributo da 150 a 70 euro. Nel 2004 infatti i decoder costavano circa 200 euro, di cui 150 di contributo e 50 a carico del cliente finale. Fu solo grazie alla campagna Mediaworld "decoder a costo 0,00" che si stabilì che il contributo fosse sproporzionato e quindi ridotto a 70 euro. Miracolosamente il prezzo scese all'improvviso dai circa 200 a 120 euro, con un risparmio di circa il 40%. Ora la storia si ripete, a conferma di chi, osservando anche quello che si stava verificando oltr'alpe, sosteneva che il contributo in realtà era a solo vantaggio di produttori e venditori di box interattivi. «Posto che la finalità della legge non è quella di vendere qualche migliaio di decoder, ma di propiziare un passaggio completo e definitivo al digitale - ci spiega Davide Giacalone - i contributi pubblici sono stati e sono un disincentivo. Per due ragioni: i contributi sono limitati e se alcuni possono avere il decoder con lo sconto gli altri non lo compreranno volentieri a prezzo pieno; il fatto che lo Stato paghi una parte del prezzo rallenta la naturale e veloce discesa dei prezzi stessi. I contributi pubblici sono una zappata sui piedi».
Messo in chiaro che i contributi sino ad oggi erogati sono serviti esclusivamente a tenere surrettizziamente alto il costo dei decoder, resta ora da capire se questi soldi sono andati ad arricchire i produttori come la Philips, Nokia o la ADB, i distributori come la Solari.com oppure i rivenditori grandi e piccoli.
Chi ci ha rimesso di sicuro sono i contribuenti, che hanno comunque pagato in media circa 8 euro a dichiarazione per due anni, cioè circa 32 euro a famiglia, l'equivalente di mezzo decoder. Senza calcolare che l'avvento della televisione ad alta definizione rischia di vanificare comunque tutto il lavoro fatto.
Articolo di: Electrochip"
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1 commento:
Ah ma perchè tu eri convinto che gli incentivi fossero volti a favorire i cittadini? Mi sembrava fosse chiara la cosa, altrimenti perchè non applicarli pure al satellitare...ah già ma quello non è di chi sappiamo
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